Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 42383 del 16 novembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:42383PEN

Massima

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Il delitto di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309/1990 richiede, oltre all'accertamento di un elevato numero di episodi di cessione di droga e del coinvolgimento di una pluralità di persone, la prova di un impegno permanente e continuativo dell'indagato nell'ambito dell'organizzazione criminosa, nonché del relativo vincolo di collegamento, sintomatico del suo ruolo partecipativo, ben diverso da una mera cointeressenza illecita. La sola commissione di reati fine ex art. 73 del medesimo decreto non può automaticamente costituire prova della sussistenza del reato associativo, configurando al più un indice sintomatico dell'esistenza dell'associazione. Ai fini della configurabilità del delitto associativo, l'elemento organizzativo assume rilievo secondario, essendo sufficiente anche un'organizzazione minima, purché idonea a dimostrare l'esistenza dell'accordo indeterminato a commettere più delitti, che costituisce l'essenza della fattispecie. La prova del vincolo associativo può essere data anche attraverso l'accertamento di "facta concludentia", quali i contatti continui tra gli spacciatori, i frequenti viaggi per il rifornimento della droga, le basi logistiche, gli investimenti, le forme di copertura e i beni necessari per le operazioni delittuose, le forme organizzative, sia di tipo gerarchico che mediante divisione dei compiti tra gli associati, la commissione di reati rientranti nel programma criminoso e le loro specifiche modalità esecutive. Tuttavia, tali tratti qualificanti devono trovare compiuta espressione nella motivazione del provvedimento cautelare, al fine di verificare che le condotte illecite dell'indagato siano state realizzate avvalendosi continuativamente delle risorse dell'organizzazione criminosa, con la coscienza e volontà dell'autore stesso di farne parte e di contribuire funzionalmente al suo mantenimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. LANZA Luigi - rel. Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ma. An. , nato il (OMESSO);

avverso l'ordinanza 10 marzo 2011 del Tribunale di Catanzaro che ha rigettato il riesame contro l'ordinanza 10 febbraio 2011 del G.I.P. di Catanzaro dispositiva della custodia cautelare in carcere per i delitti di cui ai capi 16 e 24 della rubrica, con riferimento ai delitti Decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, ex articoli 74 e 73.

Visti gli atti, il provvedimento impugnato ed i…

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