Cassazione penale Sez. I sentenza n. 23418 del 1 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:23418PEN

Massima

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L'indulto non si applica ai reati per i quali ricorre l'aggravante di cui all'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991, convertito nella l. n. 203 del 1991 (agevolazione o metodo mafioso), a prescindere dal fatto che il reato sia consumato o tentato. Tale esclusione dall'ambito di applicazione del beneficio dell'indulto opera in modo uniforme per tutti i delitti aggravati dal predetto art. 7, senza distinzione tra fattispecie consumate e tentate, in quanto la previsione normativa di cui all'art. 1, comma 2, lett. d), della l. n. 241 del 2006 non consente interpretazioni restrittive, essendo volta ad escludere in modo generalizzato l'applicazione dell'indulto per i reati caratterizzati dalla circostanza aggravante di cui all'art. 7 citato. Pertanto, il divieto di applicazione del condono si estende a ogni delitto così aggravato, sia esso consumato o tentato, in ragione della ratio legis di escludere dal beneficio i reati di maggiore allarme sociale e gravità, tra i quali rientrano quelli connotati dall'aggravante mafiosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIOTTO ((omissis)) - Presidente

Dott. NOVIK ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. SANDRINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

Dott. MAGI Raffaello - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 319/2014 CORTE APPELLO di PALERMO, del 30/05/2014;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis)) NOVIK;

lette/sentite le conclusioni del PG Dott. ((omissis)) che ha chiesto che il ricorso sia dichiarato inammissibile.

RILEVATO IN FATTO

1. Con ordinanza emessa il 30 maggio 2014, la Corte di appello di Palermo, in funzione di giudice dell'esecuzione, ha rigettato la richiesta form…

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