Cassazione penale Sez. II sentenza n. 22349 del 24 maggio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:22349PEN

Massima

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Il reato di tentata estorsione sussiste quando il soggetto agente, pur non avendo ancora conseguito il profitto illecito, abbia comunque minacciato la vittima di rivelare fatti dannosi per la sua reputazione o per i suoi interessi, al fine di costringerla a consegnare una somma di denaro o altro vantaggio patrimoniale non dovuto. Ciò anche qualora le minacce non abbiano determinato un effettivo stato di paura nella vittima, essendo sufficiente che le condotte dell'agente siano idonee a incutere timore e a piegare la volontà della persona offesa. Pertanto, il reato di tentata estorsione si configura anche quando l'agente, pur non avendo ottenuto il risultato sperato, abbia comunque rivolto alla vittima richieste di denaro o altri vantaggi patrimoniali, accompagnandole con minacce di rivelare fatti dannosi per la sua reputazione o i suoi interessi, senza che rilevi la reazione della persona offesa, la quale potrebbe anche non aver manifestato un effettivo stato di paura.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASUCCI Giuliano - Presidente

Dott. FIANDANESE Franco - rel. Consigliere

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. CERVADORO Mirella - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nata a (OMISSIS);

avverso la sentenza della Corte di Appello di Firenze, in data 15 luglio 2011, di conferma della sentenza del Tribunale di Arezzo, in data 19 gennaio 2010;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione svolta dal consigliere dott. Franco Fiandanese;

Udito il pubblico ministero in persona del sostituto procuratore generale dott. SPINACI Sante che ha concluso per l'inammissibilita&#…

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