Il termine per l'impugnazione di una sentenza in materia esecutiva non è soggetto alla sospensione feriale, essendo il relativo procedimento caratterizzato da esigenze di celerità e concentrazione. Pertanto, il ricorso per cassazione avverso una sentenza pronunciata in sede di opposizione all'esecuzione, notificato oltre il termine annuale previsto dall'art. 327, comma 2, c.p.c. nella formulazione anteriore alla modifica introdotta dalla l. n. 69 del 2009, deve essere dichiarato inammissibile, in quanto tardivamente proposto. Il rispetto dei termini di impugnazione costituisce un presupposto di ammissibilità del gravame, la cui verifica non può essere elusa neppure in sede di legittimità, in quanto attiene all'esercizio del diritto di azione e alla regolarità del procedimento. La tempestività dell'impugnazione rappresenta, infatti, un requisito essenziale per la validità dell'atto introduttivo del giudizio di gravame, la cui mancanza determina l'inammissibilità del ricorso, indipendentemente dalla fondatezza dei motivi dedotti. Inoltre, le spese del giudizio di cassazione seguono la soccombenza e devono essere liquidate in applicazione dei parametri previsti dal d.m. n. 55 del 2014, avuto riguardo al valore medio dello scaglione di riferimento, senza tenere conto della nota spese depositata in udienza che assume il valore massimo dello stesso scaglione.