Il falso in autocertificazione, pur non integrando il reato di cui all'art. 316-ter c.p., può comunque configurare un illecito penale, in quanto la dichiarazione mendace in un atto sostitutivo di certificazione, resa al fine di ottenere un vantaggio, è punibile ai sensi dell'art. 483 c.p. (falso ideologico in atto pubblico). Pertanto, il giudice è tenuto a verificare, sulla base degli elementi di fatto emersi, se la condotta del soggetto integri gli estremi del reato di falso ideologico, indipendentemente dalla qualificazione giuridica inizialmente attribuita all'illecito. La valutazione del giudice non può limitarsi alla mera qualificazione formale del fatto, ma deve estendersi all'accertamento della sussistenza degli elementi costitutivi del reato, al fine di assicurare la corretta applicazione della legge penale e la tutela degli interessi pubblici tutelati dalle norme incriminatrici. In caso di proscioglimento, il pubblico ministero può proporre impugnazione, anche per vizi di motivazione, al fine di ottenere una corretta qualificazione giuridica del fatto e l'applicazione della sanzione penale ove ne ricorrano i presupposti.