Il dolo generico, quale elemento soggettivo del reato di omesso versamento dell'IVA di cui all'art. 10-ter del D.Lgs. n. 74/2000, è integrato dalla semplice consapevolezza, in capo all'agente, di non versare all'Erario le somme dovute, senza che sia necessario accertare uno specifico fine di evasione fiscale. Tale consapevolezza deve investire anche la soglia di punibilità, che contribuisce a definirne il disvalore e costituisce elemento costitutivo del fatto. La crisi di liquidità del soggetto attivo al momento della scadenza del termine per il versamento non esclude la sussistenza del dolo, a meno che non si dimostri che tale crisi non dipenda dalla scelta di non far debitamente fronte all'obbligo tributario, avendo l'agente posto in essere tutte le possibili azioni per reperire le risorse necessarie senza riuscirvi per cause indipendenti dalla sua volontà e a lui non imputabili. Ai fini della valutazione della particolare tenuità del fatto ex art. 131-bis c.p., l'offesa deve essere apprezzata con riferimento all'ammontare dell'imposta evasa al momento della consumazione del reato, non rilevando il successivo pagamento del debito erariale.