Il falso in certificato di proprietà automobilistico, anche se non immediatamente riconoscibile dal soggetto direttamente interessato, integra il reato di falsità in atto pubblico, in quanto la grossolanità della falsificazione deve essere valutata in relazione all'idoneità del documento a produrre l'evento di danno o di pericolo, non solo nei confronti del diretto interessato, ma anche di altri soggetti, inclusa la stessa autorità amministrativa competente. Il giudice di appello, nel ribaltare una sentenza assolutoria di primo grado, deve puntualmente spiegare i passaggi argomentativi che lo hanno condotto a ritenere superabile la motivazione di primo grado, senza che ciò costituisca un'indebita inversione dell'onere della prova, ma una corretta applicazione dei criteri di valutazione della prova ai sensi dell'art. 192 c.p.p. Infine, la mancata assunzione di una prova testimoniale non integra il vizio di mancata ammissione di prova decisiva, quando si tratti di prova che debba essere valutata unitamente agli altri elementi di prova acquisiti, non per eliderne in radice l'efficacia probatoria, ma per effettuare un confronto dialettico che possa condurre a diverse conclusioni argomentative.