Il soggiornante irregolare nel territorio dello Stato non è più punibile per il reato di cui all'art. 6, comma 3, del D.Lgs. n. 286/1998 (c.d. "reato di clandestinità"), a seguito delle modifiche normative introdotte dalla L. n. 94/2009, in applicazione del principio di abolitio criminis. Pertanto, in presenza di tale situazione, il giudice è tenuto a dichiarare l'improcedibilità dell'azione penale ai sensi dell'art. 129 c.p.p., annullando senza rinvio la sentenza di condanna. Tale principio si applica anche ai procedimenti pendenti, in virtù del carattere retroattivo della modifica normativa, che ha determinato la cessazione della rilevanza penale della condotta. La valutazione circa la regolarità o meno del soggiorno dello straniero nel territorio nazionale costituisce un presupposto essenziale per l'applicazione della disciplina, dovendo il giudice accertare tale elemento in modo prioritario rispetto all'esame del merito dell'imputazione. L'annullamento senza rinvio della sentenza di condanna, in applicazione dell'art. 129 c.p.p., rappresenta la conseguenza necessaria dell'accertamento dell'abolitio criminis, in quanto impedisce la prosecuzione del procedimento penale per un fatto ormai privo di rilevanza penale.