Il Comune, nell'esercizio della propria potestà pianificatoria, può individuare ambiti di programmazione integrata per l'organizzazione sostenibile degli insediamenti (APS) in cui gli interventi sono definiti attraverso accordi pubblico-privati ai sensi dell'art. 6 della L.R. 11/2004, da recepire con apposita variante al Piano degli Interventi e da assoggettare a Piano Urbanistico Attuativo, senza che ciò configuri uno sviamento di potere o una violazione dei principi di trasparenza, imparzialità e buon andamento di cui all'art. 97 Cost. Infatti, tale disciplina non comporta una totale abdicazione del Comune al proprio ruolo di pianificazione del territorio, in quanto l'Amministrazione mantiene il potere di valutare la coerenza delle proposte di accordo con le strategie di sviluppo insediativo definite dal Piano di Assetto del Territorio, di determinare i criteri per l'assegnazione delle volumetrie ammissibili nel rispetto dei limiti di consumo di suolo, nonché di approvare il progetto di coordinamento urbanistico esteso all'intero ambito, al fine di garantire uno sviluppo armonico e coerente degli interventi. Inoltre, la scelta di rinviare la definizione degli specifici parametri edificatori all'esito della stipula degli accordi pubblico-privati non contrasta con l'art. 13, comma 5, lett. b) della L.R. 14/2017, in quanto tale disposizione fa salvi i soli piani urbanistici attuativi per i quali siano già stati approvati gli ambiti di intervento, mentre nel caso di specie l'area di proprietà della ricorrente ricadeva in un ambito di espansione (I.U.P. n. 4) per il quale non era mai stato presentato alcuno strumento attuativo.