Cassazione penale Sez. II sentenza n. 24524 del 9 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:24524PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, ai fini dell'applicazione di una misura cautelare, non può essere desunto esclusivamente dalla gravità del titolo di reato o dalla consistenza storica dei reati commessi, ma richiede la sussistenza di un concreto e attuale pericolo, valutato anche in relazione alla personalità dell'indagato. L'incensuratezza dell'indagato e l'assenza di reati commessi da lungo tempo, unitamente all'allontanamento dei soggetti su cui faceva perno l'attività criminosa, possono escludere il pericolo di reiterazione, anche qualora gli indagati mantengano contatti tra loro, in assenza di elementi che dimostrino la volontà o il concreto pericolo di commettere nuovi reati della stessa natura. La valutazione del pericolo di reiterazione deve pertanto essere effettuata in concreto, senza presunzioni automatiche derivanti dalla gravità del reato o dalla pregressa attività criminosa, ma tenendo conto di tutti gli elementi rilevanti, compresa la personalità dell'indagato e l'evoluzione della sua condotta successiva ai fatti contestati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. RAGO Geppino - rel. Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

Dott. ALMA Marco Maria - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di Lecce;

avverso l'ordinanza del 13/01/2015 del Tribunale del Riesame di Lecce pronunciata nei confronti di:

(OMISSIS) nato il (OMISSIS);

Visti gli atti, l'ordinanza ed il ricorso;

udita la relazione fatta dal Consigliere dott. Geppino Rago;

udito il Procuratore Generale in persona del dott. Giulio Romano che ha concluso per il rigetto.

FATTO E DIRITTO

1. Con ordinanza del 13/01/2015…

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