Cassazione penale Sez. I sentenza n. 24439 del 13 giugno 2016

ECLI:IT:CASS:2016:24439PEN

Massima

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Il porto di oggetti indicati specificamente nella prima parte della L. 18 aprile 1975, n. 110, art. 4, comma 2, quali le mazze, costituisce reato alla sola condizione che avvenga "senza giustificato motivo", mentre per gli altri oggetti, non indicati in dettaglio, cui si riferisce l'ultima parte della citata disposizione normativa occorre anche l'ulteriore condizione che essi appaiano "chiaramente utilizzabili, per le circostanze di tempo e di luogo, per l'offesa alla persona". Pertanto, il giudice di merito, nel graduare la pena per il reato di porto di oggetti indicati nella prima parte della norma, non può applicare i nuovi e più severi parametri edittali introdotti con legge penale successiva ai fatti, in quanto ciò comporterebbe una violazione del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, dovendo invece applicare la pena prevista dalla normativa vigente al momento della commissione del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CORTESE Arturo - Presidente

Dott. CASSANO Margherita - rel. Consigliere

Dott. SANDRINI Enrico Giuseppe - Consigliere

Dott. ESPOSITO Aldo - Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 2579/2011 TRIBUNALE di PAOLA, del 17/09/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/01/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. CASSANO MARGHERITA;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALLI M., che ha concluso per l'annullamento con rinvio limitatamente al trattamento sanzionatorio.
RITENUTO IN FATTO
1. Il 17 settembre 2014 il Tribunale di Paola, in composizione monocratica…

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