Cassazione penale Sez. V sentenza n. 8399 del 2 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:8399PEN

Massima

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Il diritto di critica politica, pur ampio, non può essere legittimamente invocato in assenza del requisito della verità del fatto storico oggettivamente lesivo della reputazione altrui. Pertanto, affinché la critica politica possa essere considerata scriminante del reato di diffamazione, è necessario che il fatto contestato risulti effettivamente vero e non meramente ipotetico o distorto, anche quando si tratti di opinioni soggettive espresse nell'ambito di un comizio elettorale. Il giudice, nel valutare la sussistenza della scriminante, deve accertare la corrispondenza tra le affermazioni diffamatorie e la realtà dei fatti, senza poter prescindere da tale requisito essenziale, a tutela del diritto alla reputazione della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Mari - rel. Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) CA. VA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 235/2008 GIUDICE DI PACE di AVELLINO, del 30/10/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 20/01/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA VESSICHELLI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. IACOVIELLO che ha concluso per l'annullamento senza rinvio per esercizio del diritto di critica.

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