Cassazione penale Sez. II sentenza n. 26220 del 7 luglio 2022

ECLI:IT:CASS:2022:26220PEN

Massima

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Il dolo del reato di estorsione si configura quando l'agente agisce con la consapevolezza e la volontà di conseguire un profitto ingiusto, mediante l'utilizzo di minacce o violenza idonee a coartare la libertà di determinazione della vittima, a prescindere dalla sussistenza di una pretesa creditoria azionabile in sede giudiziaria. L'errore dell'agente sulla azionabilità della pretesa non costituisce errore su norma extrapenale, ma su norma che integra la fattispecie astratta, e quindi non vale ad escludere la responsabilità, risolvendosi in un errore di diritto penalmente irrilevante. Ai fini della configurabilità del tentativo di violenza privata, non è necessario che la minaccia abbia effettivamente intimidito il soggetto passivo determinando una costrizione, ancorché improduttiva del risultato perseguito, essendo sufficiente che essa sia idonea ad incutere timore e sia diretta a costringere il destinatario a tenere, contro la propria volontà, la condotta pretesa dall'agente. La desistenza volontaria non è ravvisabile una volta che siano posti in essere gli atti da cui origina il meccanismo causale capace di produrre l'evento, potendo operare, se il soggetto agente tiene una condotta attiva che valga a scongiurare l'evento, la diminuente per il cosiddetto recesso attivo. La recidiva, quale indice di accresciuta pericolosità sociale, può essere ritenuta anche in assenza di una valutazione in concreto della maggiore gravità del fatto, essendo sufficiente il richiamo ai precedenti giudiziari, salvo che non emergano elementi tali da escludere il nesso qualificato tra i precedenti e il nuovo reato. Il diniego delle attenuanti generiche può essere adeguatamente motivato con il richiamo alla spiccata intensità del dolo, desumibile dalla natura delle minacce formulate, nonché all'assenza di allegazioni a sostegno dello stato di disagio sociale dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VERGA Giovanna - Presidente

Dott. DE SANTIS Anna Mari - rel. Consigliere

Dott. PERROTTI Massimo - Consigliere

Dott. NICASTRO Giuseppe - Consigliere

Dott. MONACO Marco Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
1) (OMISSIS), n. in (OMISSIS);
2) (OMISSIS), n. in (OMISSIS);
avverso la sentenza resa dalla Corte d'Appello di Trieste in data 21/5/2020;
dato atto che si e' proceduto a trattazione con contraddittorio cartolare, ai sensi del Decreto Legge n. 137 del 2020, articolo 23, comma 8;
visti gli atti, la sentenza impugnata e i ricorsi;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Anna Maria De Santis;
letta la requisitoria del P.G., Dott. Romano Giulio, che ha concluso per il …

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