Cassazione penale Sez. V sentenza n. 2397 del 19 gennaio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:2397PEN

Massima

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Il giudice, nel determinare la pena per il reato più grave, deve prima applicare le eventuali circostanze attenuanti riconosciute, senza comparazione con aggravanti non contestate e ritenute, e successivamente calcolare l'aumento di pena per il reato di minore gravità in applicazione del beneficio della continuazione, ai sensi degli articoli 69 e 81 del codice penale. La continuazione, infatti, non costituisce un'aggravante, bensì un istituto che consente il cumulo giuridico delle pene, escludendo la loro somma aritmetica, al fine di evitare un trattamento sanzionatorio sproporzionato rispetto alla gravità complessiva dei reati connessi. Pertanto, il giudice di merito, nel ricalcolare la pena, dovrà attenersi a tale principio, determinando prima la pena base per il reato più grave, applicando le eventuali attenuanti, e successivamente aumentando tale pena per il reato di minore entità in virtù della continuazione, senza dover comparare circostanze aggravanti non contestate e ritenute.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - rel. Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI NAPOLI;

nei confronti di:

1) OU. BE. LA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 195/2005 GIUDICE DI PACE di CASERTA, del 17/03/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 02/12/2009 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIO ROTELLA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'ANGELO P.G., ch…

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