L'occupazione illegittima di un'area da parte della pubblica amministrazione, anche se finalizzata alla realizzazione di un'opera pubblica, comporta l'obbligo di restituzione del bene al proprietario, con conseguente risarcimento del danno per la perdita di disponibilità del cespite. Tale obbligo sussiste indipendentemente dal fatto che l'opera pubblica sia stata realizzata e dalla circostanza che il proprietario abbia diritto allo ius tollendi sui manufatti edificati, atteso che il diritto al risarcimento e l'applicabilità dell'art. 2058 c.c. entrano in discussione solo ove si rientri nella materia risarcitoria. Pertanto, accertata l'illegittimità dell'occupazione, il giudice amministrativo, in sede di ottemperanza al giudicato, deve ordinare la restituzione del bene al proprietario, previa nomina di un commissario ad acta, e la corresponsione del risarcimento del danno per il periodo di illegittima occupazione, quantificato sulla base di una consulenza tecnica d'ufficio che tenga conto del valore di mercato del bene e degli interessi maturati. L'obbligo di restituzione e di risarcimento del danno sussiste anche qualora l'opera pubblica sia stata realizzata, in quanto l'interesse pubblico non può prevalere sull'esigenza di tutelare la proprietà privata illegittimamente sacrificata, salvo il diritto del proprietario allo ius tollendi sui manufatti edificati alle condizioni previste dagli artt. 935 e 937 c.c.