Cassazione penale Sez. II sentenza n. 7906 del 17 febbraio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:7906PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando il male viene indicato come certo e realizzabile ad opera del reo o di altri, ponendo la persona offesa nell'ineluttabile alternativa di far conseguire all'agente il preteso profitto o di subire il male minacciato, a differenza del reato di truffa in cui il male viene ventilato come possibile ed eventuale e comunque non proveniente direttamente o indirettamente da chi lo prospetta, in modo che la persona offesa non è coartata, ma si determina alla prestazione costituente l'ingiusto profitto dell'agente perché tratta in errore dalla esposizione di un pericolo inesistente. La concreta efficacia coercitiva e non meramente manipolativa della condotta minacciosa rispetto alla volontà della vittima va verificata con giudizio ex ante che prescinde dalla effettiva realizzabilità del male prospettato. Il giudice della cognizione può accertare i presupposti della recidiva reiterata specifica, prevista dall'art. 99 c.p., comma 4, anche quando in precedenza non sia stata dichiarata giudizialmente la recidiva semplice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMU Giacomo - Presidente

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - rel. Consigliere

Dott. PACILLI Giuseppina - Consigliere

Dott. ARIOLLI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 1972 del 6/5/2015 della Corte d'Appello di Bologna;
visti gli atti, la sentenza impugnata ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Lucia Aielli;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott. Birritteri Luigi che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza in data 6/5/2015…

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