Le concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative presentano un interesse transfrontaliero che impone il loro affidamento mediante procedure competitive improntate ai principi di imparzialità, trasparenza e non discriminazione, ai sensi dell'art. 12 della direttiva 2006/123/CE, in quanto il demanio costiero nazionale rappresenta una risorsa scarsa, essendo quasi il 50% delle coste sabbiose occupato da stabilimenti balneari, con picchi che in alcune Regioni arrivano quasi al 70%. Pertanto, le norme nazionali che prevedono la proroga automatica e generalizzata di tali concessioni, come l'art. 1, comma 682, della legge n. 145/2018, sono in contrasto con il diritto dell'Unione europea e non devono essere applicate, né dai giudici né dalla pubblica amministrazione. L'unica disciplina applicabile è quella derivante dall'art. 12 della direttiva 2006/123/CE, che impone l'affidamento delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative mediante procedure competitive improntate ai principi di imparzialità, trasparenza, pubblicità, non discriminazione, mutuo riconoscimento e proporzionalità, in considerazione della scarsità della risorsa demaniale costiera. Pertanto, gli attuali concessionari non possono vantare alcun diritto alla prosecuzione del rapporto in virtù di proroghe legali generalizzate, essendo le stesse in contrasto con il diritto dell'Unione europea. Tuttavia, al fine di evitare il significativo impatto socio-economico derivante da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere, l'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha stabilito che le concessioni già in essere continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023, termine entro il quale dovranno essere espletate le necessarie procedure competitive di affidamento.