Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La diffamazione a mezzo stampa o social media, pur in assenza di esplicito riferimento nominale alla persona offesa, può essere integrata qualora gli elementi della fattispecie concreta, valutati complessivamente e contestualmente, consentano di individuare con ragionevole certezza l'identità del soggetto passivo, in modo tale che chiunque abbia letto il contenuto diffamatorio possa averne piena e immediata consapevolezza. A tal fine, rilevano non solo i riferimenti personali e temporali, ma anche la natura e la portata dell'offesa, le circostanze narrate, oggettive e soggettive, nonché eventuali commenti o reazioni di terzi che confermino l'individuazione dell'offeso. La causa di non punibilità della provocazione, pur non configurandosi come scriminante, può tuttavia escludere la rimproverabilità della condotta dell'autore, ferma restando l'illiceità del fatto e l'obbligo risarcitorio nei confronti del soggetto leso.