Cassazione penale Sez. I sentenza n. 54896 del 7 dicembre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:54896PEN

Massima

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Il provvedimento di custodia cautelare in carcere per il reato di associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis c.p. è assistito da una presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari e da una presunzione assoluta di adeguatezza della misura, che possono essere superate solo dalla dimostrazione di elementi idonei a escludere totalmente, e non solo ad attenuare, la permanenza dei pericula libertatis. Pertanto, il giudice, nel valutare l'istanza di revoca o sostituzione della misura, deve verificare non la mera attenuazione, ma la totale esclusione delle esigenze cautelari, tenendo conto del particolare regime presuntivo operante in materia. A tal fine, non sono sufficienti elementi preesistenti o generici riferimenti temporali, ma occorrono specifici e sopravvenuti fattori in grado di dimostrare l'avvenuta cessazione dei rapporti associativi e del pericolo di reiterazione del reato, come l'assenza di contatti e di contributi all'attività della consorteria, l'interruzione di ogni legame con la stessa e l'impossibilità di riattivare tali relazioni, anche in ragione del sequestro dei beni. Inoltre, eventuali atti intimidatori, pur se sopravvenuti, non sono di per sé incompatibili con la permanenza dei vincoli associativi, se non adeguatamente contestualizzati e dimostrati come non riconducibili all'imputato. In assenza di tali elementi, la custodia cautelare in carcere rimane la sola misura applicabile.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MAZZEI Antonella - Presidente

Dott. FIORDALISI Domenico - Consigliere

Dott. BINENTI Rober - rel. Consigliere

Dott. CENTOFANTI Francesco - Consigliere

Dott. APRILE Stefano - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS),nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 22/03/2018 del Tribunale della liberta' di Catanzaro;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. ((omissis));
sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Catanzaro, con l'ordinanza indicata in epigrafe resa ai sensi dell'articolo 310 c.p.p., confermava il provvedimento con il qual…

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