Il diritto di critica, anche politica, trova il suo limite nel rispetto della verità dei fatti e della continenza espressiva, non potendo essere utilizzato per attribuire falsamente condotte negative a una persona al solo fine di censurarle. La diffamazione a mezzo internet, in quanto realizzata con "altro mezzo di pubblicità", integra l'aggravante di cui all'art. 595, comma 3, c.p., senza che rilevi la natura telematica del mezzo utilizzato, essendo i confini tra lecito e illecito i medesimi sia in rete che nel "mondo reale". Inoltre, la valutazione della continenza delle espressioni utilizzate è rimessa al giudizio di merito, che deve essere adeguatamente motivato, non potendo essere sindacata in sede di legittimità se non in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza. Infine, la diffamazione può assumere rilevanza penale anche quando realizzata attraverso una "campagna stampa" complessivamente denigratoria, la cui portata offensiva non può essere apprezzata parcellizzando il contenuto dei singoli articoli, ma deve essere valutata nella sua globalità.