Il provvedimento di revoca dell'assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica rientra nella competenza del dirigente o del responsabile del servizio comunale competente, in applicazione del principio di separazione delle competenze tra organi politici e apparato gestionale degli enti locali. L'accertamento della mancata occupazione stabile e continuativa dell'alloggio da parte dell'assegnatario, effettuato dagli agenti di polizia municipale, è assistito da fede privilegiata ai sensi dell'art. 2700 c.c. e può essere superato solo mediante querela di falso, non essendo sufficiente la mera contestazione della sua attendibilità. Le risultanze anagrafiche, pur costituendo un elemento di prova, non sono decisive ai fini della verifica dell'effettiva occupazione dell'alloggio, trattandosi di una "res facti" suscettibile di essere provata anche in modo difforme dalle risultanze ufficiali. Pertanto, il provvedimento di revoca dell'assegnazione di un alloggio popolare può essere legittimamente adottato dal dirigente comunale competente sulla base di accertamenti compiuti dalla polizia municipale che dimostrino la mancata occupazione stabile e continuativa dell'immobile da parte dell'assegnatario, anche in presenza di elementi probatori non univoci, come la titolarità di utenze con consumi minimi.