Cassazione penale Sez. V sentenza n. 22213 del 8 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:22213PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) si configura quando la condotta dell'agente, caratterizzata da comportamenti reiterati, molesti e intrusivi, cagiona nella vittima uno stato di ansia e di paura, indipendentemente dall'effettiva volontà di arrecarle un danno. Il dolo del reato è integrato dalla consapevolezza e dalla volontà di porre in essere tali condotte, a prescindere dalla finalità ultima perseguita dall'agente. Ai fini della configurabilità del reato, rilevano elementi quali il rifiuto della vittima di instaurare relazioni, precedenti condanne per reati analoghi, l'applicazione di misure cautelari e l'atteggiamento dell'agente di fronte al coinvolgimento delle forze dell'ordine. Inoltre, il giudice di appello è tenuto a pronunciarsi sulla richiesta di applicazione della continuazione tra i reati oggetto del procedimento e quelli giudicati con precedenti sentenze irrevocabili, non potendo rinviarne la soluzione al giudice dell'esecuzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - rel. Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 13/10/2015 della CORTE APPELLO di FIRENZE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 11/04/2017, la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANGELO CAPUTO;
Udito il Sostituto Procuratore generale della Repubblica presso questa Corte di Cassazione Dott. SPINACI Sante, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO…

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