La contraffazione non grossolana della patente di guida rilasciata da uno Stato estero non appartenente all'Unione Europea integra il reato di uso di atto falso di cui agli articoli 477 e 482 c.p., a prescindere dalla possibilità di utilizzare tale documento ai fini dell'abilitazione alla guida in Italia secondo le previsioni dell'articolo 135 del Codice della Strada. Ciò in quanto la patente estera, pur non abilitando di per sé alla guida in Italia, costituisce comunque un certificato dotato di un proprio contenuto giuridico e probatorio, idoneo a ingannare la fede pubblica. L'innocuità del falso, che escluderebbe la rilevanza penale, può essere ravvisata solo quando l'infedele attestazione o l'alterazione siano del tutto irrilevanti ai fini del significato dell'atto e del suo valore probatorio, senza incidere sulla sua funzione documentale. Pertanto, il reato sussiste laddove ricorrano i presupposti previsti dalle norme incriminatrici, a prescindere dalla possibilità di utilizzare concretamente il documento falso per l'abilitazione alla guida.