Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare i ricorsi proposti da diverse ditte titolari di pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande ubicati nel Comune di Andria, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Il procedimento di formazione di un nuovo regolamento comunale per la disciplina dell'occupazione di suolo pubblico con spazi di ristoro all'aperto (c.d. dehors) deve essere caratterizzato da adeguate forme di consultazione e partecipazione dei soggetti interessati (ordini professionali, associazioni di categoria, operatori del settore), al fine di consentire il confronto e il concerto tra le diverse autorità competenti (Comune e Soprintendenza) sulla delicata questione dell'equilibrio tra la tutela dei beni culturali e la disciplina della libertà di iniziativa economica. L'assenza di tale confronto e concerto rende illegittimo il regolamento comunale. 2. L'Amministrazione comunale, nell'approvare il nuovo regolamento sui dehors, deve basare le proprie scelte su una specifica e compiuta istruttoria finalizzata all'accertamento della effettiva presenza, nelle singole zone del territorio comunale, di beni e spazi culturali suscettibili di tutela ai sensi del Codice dei beni culturali. L'adozione di misure restrittive, come l'esclusione della possibilità di installare dehors chiusi in determinate aree, in assenza di tale istruttoria, risulta irragionevole e contraddittoria. 3. È illegittima la disposizione regolamentare che impone al titolare del pubblico esercizio l'obbligo di presentare la SCIA edilizia per la realizzazione di strutture complementari di copertura e/o riparo dei dehors (quali gazebo, pergolati, tettoie e pensiline), in quanto tali strutture rientrano nella nozione di attività edilizia libera, per la quale non è richiesto alcun titolo abilitativo.