Il provvedimento amministrativo di revoca o decadenza di un contributo pubblico, adottato nell'esercizio del potere di autotutela, è soggetto all'onere motivazionale di esplicitare, con riferimento ai parametri normativi regolatori della fattispecie e agli elementi del caso concreto, l'iter logico seguito per ritenere precluso il contributo concesso. Tale motivazione non può risolversi in una mera formula di stile, ma deve rendere conto in modo esaustivo delle ragioni per le quali il contributo avrebbe dovuto ritenersi illegittimamente concesso. In particolare, qualora il provvedimento di revoca si fondi su una errata valutazione del patrimonio mobiliare del beneficiario, la motivazione deve dar conto di come tale valutazione sia stata effettuata, tenendo conto di tutte le voci attive e passive rilevanti ai fini della determinazione della situazione economica del nucleo familiare, senza trascurare elementi essenziali quali finanziamenti o contratti di locazione finanziaria in essere. In difetto di una motivazione adeguata e completa, il provvedimento di revoca o decadenza del contributo pubblico è illegittimo e deve essere annullato, con conseguente obbligo di reintegrazione del beneficiario nella posizione che gli sarebbe spettata in caso di legittimo esercizio del potere amministrativo.