Cassazione penale Sez. V sentenza n. 3511 del 27 gennaio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:3511PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando la condotta dell'agente, anche se non produce un concreto stato di intimidazione nel soggetto passivo, è idonea a turbare la sua libertà morale, essendo sufficiente l'attitudine della frase minacciosa a prospettare conseguenze negative per l'interlocutore, a prescindere dalla qualità di quest'ultimo e dalla sua effettiva capacità di esserne intimidito. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, può legittimamente dare prevalente credito alla deposizione della persona offesa, ove coerente e logica, anche in presenza di pretese divergenze testimoniali, senza che ciò integri un vizio di motivazione censurabile in sede di legittimità, trattandosi di una valutazione di fatto riservata al giudice di merito e non sindacabile in cassazione, salvo che non risulti manifestamente illogica o priva di adeguata motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - rel. Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacom - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PE. DA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 12/2006 TRIBUNALE di NO VARA, del 17/09/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/11/2009 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO OLDI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Salzano Francesco che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

MOTIVI DELLA DECISIONE

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