Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il mero decorso del termine di 90 giorni previsto per la stipula del contratto di concessione, in assenza di una preventiva diffida all'amministrazione e di un comportamento definitivamente inadempiente di quest'ultima, non può di per sé integrare gli estremi della responsabilità precontrattuale o aquiliana della pubblica amministrazione. Infatti, il privato aggiudicatario che, senza alcuna previa contestazione formale, si sciolga unilateralmente dal vincolo derivante dall'aggiudicazione, non può poi pretendere il risarcimento del danno, essendo tale condotta contraria al canone di buona fede di cui all'art. 1337 c.c., che grava su entrambe le parti nella fase delle trattative. L'onere della prova della sussistenza dei presupposti della responsabilità della p.a. incombe sul privato, il quale deve dimostrare non solo il nesso causale tra la condotta omissiva dell'amministrazione e l'evento dannoso, ma anche l'elemento soggettivo della colpa, non potendosi desumere automaticamente dalla mera inerzia dell'ente, ove questa non si traduca in un rifiuto definitivo e ingiustificato di addivenire alla stipula del contratto.