Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: In tema di misure cautelari personali, per i reati di associazione di tipo mafioso e di traffico di stupefacenti, la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari può essere desunta anche da elementi indiziari diversi dal sequestro di sostanze stupefacenti o dalla prova diretta della partecipazione all'associazione criminale, purché tali elementi siano logicamente e coerentemente valutati nel loro complesso, come ad esempio: i precedenti penali del soggetto, i suoi rapporti e contatti con esponenti di spicco della criminalità organizzata, la sua partecipazione a riunioni e summit di natura mafiosa, le conversazioni intercettate che rivelino il suo ruolo attivo e determinante nel narcotraffico e nella struttura associativa ad esso funzionale, nonché i suoi spostamenti e incontri finalizzati all'acquisizione di stupefacenti. Tali elementi, anche se non accompagnati da sequestri di droga o da prove dirette della partecipazione all'associazione, possono comunque fondare le esigenze cautelari, in ragione della presunzione di adeguatezza della custodia cautelare in carcere per i reati di cui agli artt. 275, comma 3, e 416-bis c.p., salvo prova contraria da parte dell'indagato.