Cassazione penale Sez. V sentenza n. 47607 del 22 novembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:47607PEN

Massima

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Il reato di minaccia aggravata si configura quando la condotta dell'agente, valutata secondo un criterio medio e in relazione alle concrete circostanze del fatto, sia potenzialmente idonea a incidere sulla libertà morale della vittima, a prescindere dall'effettiva percezione di intimidazione da parte della stessa. L'elemento soggettivo del reato si caratterizza per il dolo generico, consistente nella cosciente volontà di minacciare un male ingiusto, indipendentemente dal fine avuto di mira dall'agente e senza che sia necessario il proposito di tradurre in atto il male minacciato. Lo stato d'ira dell'imputato, ove non adeguatamente esplicitato e dimostrato, non può essere valorizzato ai fini della derubricazione del reato o della diminuzione della pena. La valutazione equitativa del danno morale risarcibile è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, purché motivata attraverso i concreti elementi che possono concorrere al processo di formazione del libero convincimento, e non è sindacabile in sede di legittimità, salvo il caso di manifesta irragionevolezza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. TUDINO A. - rel. Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/05/2018 della CORTE APPELLO di FIRENZE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ALESSANDRINA TUDINO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. FILIPPI PAOLA, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1.Con sentenza del 22 maggio 2018, la Corte d'appello…

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