Cassazione penale Sez. I sentenza n. 746 del 12 marzo 1993
ECLI:IT:CASS:1993:746PEN
Massima
Massima ufficiale
Non è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del comma secondo dell'art. 12 "quinquies" della legge 7 agosto 1992 n. 356, come modificato dall'art. 5 D.L. 21 gennaio 1993 n. 14, in relazione agli artt. 3, 24, secondo comma, 25 e 27, secondo comma, COST.. Invero la detta norma delinea una figura di reato "proprio" del quale soggetto attivo può essere colui nei cui confronti sia pendente procedimento per l'applicazione di una misura di prevenzione personale, ovvero procedimento penale per determinati delitti. Con particolare riguardo a tale ultima ipotesi, invero, la condizione di indagato o anche di imputato, essendo ancora "sub iudice", resta indifferente rispetto all'ordinamento se non per le misure provvisorie cautelari personali o reali, sicché non autorizza una presunzione di sospetto circa la liceità del possesso del denaro, beni o altra utilità considerati nella norma. La previsione incriminatrice in questione, poi, si rivolge indiscriminatamente a tutti coloro che verranno eventualmente a trovarsi indagati o imputati e quindi è collegata al verificarsi di una condizione futura, incerta o addirittura imprevedibile, derivandone che il soggetto non è posto nella possibilità di evitare il realizzarsi della situazione oggettiva che varrà ad integrare la condotta illecita, ossia l'elemento oggettivo del delitto (il possesso dei beni). Inoltre, coincidendo il momento iniziale della condotta (possesso dei beni) con quello del presupposto del fatto integrante l'elemento costitutivo del reato (assunzione da parte del soggetto della qualità di indagato in relazione a un reato diverso), con la disposizione in questione si viene a criminalizzare un fatto (acquisizione della disponibilità dei beni) antecedente commesso e in quel momento non costituente reato almeno in via di presunzione, ponendosi inammissibilmente a carico del soggetto stesso l'onere di una prova che deve invece incombere sull'accusa, in violazione del diritto di difesa costituzionalmente garantito.
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