Cassazione penale Sez. II sentenza n. 29449 del 10 luglio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:29449PEN

Massima

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Il reato di ricettazione può essere configurato anche sulla base dell'omessa o non attendibile indicazione della provenienza del bene da parte dell'imputato, in quanto tale comportamento è rivelatore della volontà di occultamento, logicamente spiegabile con un acquisto in mala fede. La prova dell'elemento soggettivo del reato, ovvero la consapevolezza della provenienza delittuosa del bene, può essere raggiunta attraverso prove indirette, senza che sia necessaria una confessione o una dichiarazione esplicita dell'imputato. Infatti, il silenzio o le dichiarazioni reticenti o non veritiere sulla provenienza del bene possono essere considerati indici rivelatori della consapevolezza della sua origine illecita, in assenza di una plausibile giustificazione alternativa. Pertanto, il giudice può legittimamente desumere la sussistenza dell'elemento psicologico del reato di ricettazione dalle circostanze del caso concreto, senza che sia necessaria una prova diretta della consapevolezza dell'imputato. Tale orientamento giurisprudenziale, consolidato nella giurisprudenza di legittimità, mira a garantire l'effettività della repressione del reato di ricettazione, evitando che l'imputato possa sottrarsi alla responsabilità penale semplicemente negando la conoscenza della provenienza delittuosa del bene. Ciò in quanto il reato di ricettazione tutela non solo il patrimonio, ma anche l'interesse pubblico alla prevenzione e al contrasto del riciclaggio di beni di provenienza illecita.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MACCHIA Alberto - Presidente

Dott. MANNA A. - rel. Consigliere

Dott. DIOTALLEVI Giovann - Consigliere

Dott. VERGA Giovann - Consigliere

Dott. CARRELLI PALOMBI Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) e (OMISSIS);

avverso la sentenza 9.5.12 della Corte d'Appello di Reggio Calabria;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e i ricorsi;

udita in pubblica udienza la relazione del Consigliere Dott. ((omissis));

udito il Procuratore Generale nella persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' dei ricorsi.

RITENUTO IN FATTO

Con sentenza del 9.5.12 la Corte d'Appello di Reggio Calabria confermava…

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