Il giudice militare mantiene la giurisdizione sui reati militari commessi da appartenenti alle Forze Armate, anche in concorso con soggetti estranei alle Forze Armate, mentre il giudice ordinario esercita la giurisdizione sui concorrenti civili, salvo il caso in cui il reato comune sia più grave di quello militare, determinando l'attrazione di tutti i procedimenti nella giurisdizione ordinaria ai sensi dell'art. 13, comma 2, c.p.p. La separazione tra le sfere di giurisdizione ordinaria e militare, sancita dalla sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n. 5135 del 2005 (c.d. sentenza Maldera), comporta che, in caso di concorso di militari e civili nel medesimo reato militare, il giudice militare mantiene integra la propria competenza nei confronti dei militari, mentre il giudice ordinario esercita la giurisdizione sui concorrenti civili. Tale principio trova applicazione anche in virtù del disposto dell'art. 14 del codice penale militare di pace, il quale dichiara soggette alla legge penale militare le persone estranee alle Forze Armate che concorrono a commettere un reato militare, senza tuttavia incidere sulla distinzione tra le sfere di giurisdizione. Pertanto, sarà il giudice penale ordinario ad applicare la legge penale militare nei confronti dei concorrenti civili, senza pregiudizio per la separazione tra le competenze del giudice militare e di quello ordinario.