Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15529 del 18 aprile 2011

ECLI:IT:CASS:2011:15529PEN

Massima

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Il reato di diffamazione sussiste quando la condotta dell'agente, pur essendo motivata dall'intento di risolvere un problema interno all'ufficio, deborda dai limiti del diritto di critica e si risolve in un gratuito attacco al patrimonio morale della persona offesa, anche se la comunicazione è indirizzata ai soli superiori gerarchici con potere di intervento. In tali casi, il contenuto obiettivamente lesivo delle dichiarazioni, valutato in base a criteri di normalità sociale, è sufficiente a integrare gli estremi del reato di diffamazione, senza che rilevi la forma riservata della comunicazione o l'assenza di diffusione a terzi estranei. Il danno morale subito dalla persona offesa, accertato in concreto dal giudice di merito, può essere equitativamente liquidato in sede civile, senza che tale valutazione sia sindacabile in sede di legittimità, ove adeguatamente motivata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE Renato Lui - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. SANDRELLI Giangiacom - Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo A. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto il 15.4.2010 da:

Avv. Soro Lorenzo, difensore di BE. Lu. , nata a (OMESSO);

avverso la sentenza del Tribunale di Cagliari del 9 dicembre 2009.

Sentita la relazione del Consigliere Dr. Paolo Antonio BRUNO;

Sentite le conclusioni del PG in persona del Sostituto Dr. Oscar Cedrangolo, che ha chiesto il rigetto del ricorso;

Sentito, altresi', l'avv. Soro Lorenzo, che ha chiesto l'accoglimento …

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