Cassazione penale Sez. V sentenza n. 36182 del 26 settembre 2022

ECLI:IT:CASS:2022:36182PEN

Massima

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Il contenuto inequivoco dei messaggi pubblicati sui social network, unitamente all'omessa denuncia dell'utilizzo abusivo dei profili da parte degli imputati, costituiscono validi elementi indiziari per l'attribuzione della paternità delle condotte diffamatorie, in assenza di prova contraria. Pertanto, l'omessa denuncia dell'uso illecito del proprio profilo da parte dell'intestatario della bacheca sulla quale sono stati pubblicati post denigratori può essere considerata un valido elemento indiziario ai fini dell'individuazione dell'autore delle condotte offensive, in applicazione di consolidati principi giurisprudenziali. La prova dell'esistenza dei messaggi diffamatori non deve necessariamente essere fornita attraverso la produzione della stampa degli stessi, essendo sufficiente anche la prova testimoniale. Inoltre, la Corte di appello è tenuta a un onere di motivazione rafforzata nell'individuare gli autori delle condotte offensive, senza poter trarre la prova della riferibilità dei messaggi agli imputati dalla sola condotta processuale "inerte" di questi ultimi, in quanto ciò violerebbe il diritto dell'imputato a rinunciare a partecipare al processo quale forma di esercizio del diritto di difesa personale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PISTORELLI Luca - Presidente

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. CIRILLO Pierangel - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 17/03/2021 della CORTE APPELLO di LECCE SEZ. DIST. di TARANTO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere PIERANGELO CIRILLO;
letta la requisitoria a firma del Sostituto Procuratore generale, Luigi Giordano, che ha chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 9 ottobre 2019, il Tribunale di Taranto aveva assolto…

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