Cassazione penale Sez. V sentenza n. 35085 del 14 agosto 2013

ECLI:IT:CASS:2013:35085PEN

Massima

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Il comportamento minaccioso e ingiurioso nei confronti di un familiare, anche se non accompagnato da atti concreti, integra il reato di minaccia, in quanto reato di pericolo, e la querela della persona offesa è validamente proposta anche senza l'utilizzo di formule sacramentali. Il giudice di merito, nell'esercizio del suo potere discrezionale, può ritenere adeguata la pena inflitta all'imputato sulla base della gravità della condotta e della sua personalità, senza essere tenuto a riconoscere le attenuanti generiche o l'esclusione della recidiva, purché tale valutazione sia sorretta da una motivazione logica e conforme ai principi giurisprudenziali. La valutazione delle dichiarazioni della persona offesa, quale prova principale per l'accertamento della responsabilità dell'imputato, rientra nell'ambito del libero convincimento del giudice di merito e non è censurabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silva - rel. Consigliere

Dott. BRUNO Paolo A. - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 12312/2008 CORTE APPELLO di TORINO, del 14/05/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/03/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SILVANA DE BERARDINIS;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Con sentenza in data 14/5/2012 la Corte di Appello di T…

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