Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25497 del 22 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:25497PEN

Massima

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Il reato di abuso di ufficio si configura quando il pubblico ufficiale, nell'esercizio delle sue funzioni, intenzionalmente adotta atti macroscopicamente illegittimi al fine di procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale a sé o ad altri, senza che sia necessario l'accertamento di un accordo collusivo con il soggetto favorito. Pertanto, il dolo intenzionale può essere desunto dalla palese violazione di norme di legge e di regolamento, come nel caso di un presidente di consiglio di amministrazione di un ente pubblico che, nonostante la decadenza dell'organo collegiale, adotti delibere per la nomina di un direttore in palese conflitto di interessi e per la stabilizzazione di personale precario in contrasto con precedenti delibere che ne avevano escluso i presupposti. Tali condotte, ancorché non accompagnate da specifici elementi di favoritismo, integrano il reato di abuso di ufficio in ragione della macroscopica illegittimità degli atti compiuti e dell'intenzionalità del vantaggio patrimoniale procurato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. GIORDANO Anna E. - Consigliere

Dott. CORBO Anton - Rel. Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato ad (OMISSIS);
avverso la sentenza del 02/10/2015 della Corte d'appello dell'Aquila;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del sostituto procuratore generale Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
udito, per l'imputato, l'avvocato (OMISSIS), che ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso, o, in subordi…

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