Cassazione penale Sez. V sentenza n. 38248 del 14 settembre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:38248PEN

Massima

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Il giudice, nel valutare la prova ai fini dell'applicazione di una misura cautelare personale, è tenuto a operare una valutazione unitaria e complessiva di tutti gli elementi emersi nel procedimento, senza procedere a una frammentaria e parcellizzata disamina degli stessi, ma verificando se, nel loro insieme, essi siano idonei a sostenere logicamente e coerentemente l'ipotesi accusatoria. Ciò vale anche per l'interpretazione del linguaggio criptico o cifrato utilizzato dagli indagati nelle conversazioni intercettate, la quale costituisce questione di fatto rimessa alla valutazione del giudice di merito, purché risulti logica in relazione alle massime di esperienza utilizzate. Tuttavia, ai fini della sussistenza delle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, il giudice deve valutare con particolare rigore il ruolo apicale o direttivo dell'indagato nell'ambito dell'associazione di tipo mafioso, non essendo sufficiente il mero riferimento alla sua anzianità di permanenza nell'organizzazione criminale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 22/02/2016 del TRIB. LIBERTA' di REGGIO CALABRIA;
sentita la relazione svolta dal Consigliere GIUSEPPE DE MARZO;
sentite le conclusioni del PG MARINELLI Felicetta, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
udito il difensore avv. (OMISSIS), che ha concluso, e poi dall'avv.to (OMISSIS), per l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 22/02/2016 il Tribunale di Reggio Calabria ha rigettato la r…

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