Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12247 del 2 aprile 2012

ECLI:IT:CASS:2012:12247PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando la condotta dell'agente prospetta un male ingiusto dipendente dalla sua volontà, tale da incutere timore nella vittima e lederne la libertà morale, anche nell'esercizio di facoltà legittime, qualora tale esercizio travalichi i limiti consentiti dall'ordinamento. Tuttavia, espressioni che manifestano soltanto un auspicio o un augurio su eventi non dipendenti dalla volontà dell'agente non integrano il reato di minaccia. Inoltre, la volontà punitiva della persona offesa, che costituisce il fondamento essenziale della querela, può risultare in modo non equivoco anche dal complessivo comportamento della stessa, senza essere vincolata a particolari formalità testuali. Infine, l'omessa acquisizione di prove richieste dalla difesa dopo l'assunzione dell'esame dell'imputata non è censurabile in sede di legittimità, qualora tali prove siano state proposte tardivamente e risultino irrilevanti rispetto agli elementi già acquisiti per l'accertamento dei fatti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

difensore di (OMESSO), nata a (OMESSO);

avverso la sentenza del Tribunale di Pordenone in data 12/05/2010;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Carlo Zaza;

udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Gabriele Mazzotta, che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata in punto di omessa motivazione sulla capacita' di stare in giudizi…

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