Il falso in atto pubblico commesso mediante la formazione di un tagliando di revisione mendace, apposto sulla carta di circolazione di un veicolo, integra il reato di cui agli articoli 477 e 482 c.p., anche in assenza di una prova diretta della partecipazione dell'imputato alla contraffazione, qualora il suo comportamento successivo, come il coinvolgimento nelle trattative per la permuta del veicolo, sia logicamente e univocamente riconducibile alla consapevolezza e volontà di avvalersi dell'atto falso. Tuttavia, il reato può essere estinto per prescrizione, la cui decorrenza è sospesa per il periodo di 64 giorni previsto dall'art. 83, commi 2 e 4, del d.l. n. 28/2020, convertito in l. n. 70/2020, in ragione dell'emergenza pandemica da COVID-19, senza che tale sospensione si estenda oltre il termine della c.d. "fase 1" (11 maggio 2020). Il silenzio dell'imputato, pur non potendo essere valorizzato come indice di colpevolezza, non costituisce esercizio di un diritto riconosciuto dalla normativa europea e dalla Corte EDU, non essendo sufficiente a riqualificare il reato nel meno grave delitto di uso di atto falso di cui all'art. 489 c.p.