Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La proposizione del ricorso per cassazione avverso il provvedimento del tribunale che decide l'opposizione allo stato passivo del fallimento è inammissibile qualora il fallimento sia stato dichiarato successivamente al 16 luglio 2006, data di entrata in vigore del d.lgs. n. 5 del 2006, in quanto in tal caso la procedura fallimentare è regolata dalla legge fallimentare novellata ai sensi degli artt. 150 e 153 del citato decreto legislativo. Pertanto, l'opposizione allo stato passivo deve essere proposta nel termine di trenta giorni dalla comunicazione della esecutività dello stato passivo, e avverso il decreto reso dal tribunale all'esito del relativo procedimento camerale va esperito, entro trenta giorni dalla sua comunicazione alle parti, il ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 99, ultimo comma, l. fall. Qualora, invece, il tribunale abbia erroneamente applicato la previgente disciplina, decidendo con sentenza all'esito di un procedimento svolto nelle forme del rito ordinario di cognizione, il mezzo di impugnazione proponibile è l'appello, non il ricorso per cassazione. In tal caso, il ricorso per cassazione è inammissibile, con condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di legittimità e all'ulteriore versamento del contributo unificato pari a quello dovuto per l'impugnazione proposta.