Il dolo del reato di violazione di domicilio si configura nella coscienza e volontà dell'agente di introdursi o trattenersi nell'altrui abitazione contro la volontà del titolare del diritto di esclusione, essendo irrilevante il fine perseguito dall'agente. Analogamente, il dolo del reato di minaccia si caratterizza per la cosciente volontà di minacciare un male ingiusto, indipendentemente dal movente che ha indotto l'autore ad agire. La mera manifestazione di sfogo o irritazione momentanea non esclude l'elemento psicologico del reato, in quanto il movente dell'azione, pur potendo contribuire all'accertamento del dolo, non coincide con la coscienza e volontà del fatto, di cui può rappresentare il presupposto. Pertanto, la valutazione del giudice di merito in ordine alla sussistenza del dolo, fondata sulla ricostruzione della condotta e delle circostanze fattuali, è insindacabile in sede di legittimità, salvo che non risulti manifestamente illogica o contraddittoria.