Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 10968 del 12 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:10968PEN

Massima

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Il rifiuto di fornire le proprie generalità alle autorità di pubblica sicurezza nell'esercizio delle loro funzioni, seguito da condotta violenta e aggressiva nei confronti degli agenti, integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale, non essendo configurabile né lo stato d'ira derivante da fatto ingiusto né un atto estremo che possa giustificare tale comportamento. Le autorità, infatti, hanno il legittimo potere di procedere all'identificazione della persona quando vi siano ragionevoli motivi per ritenere necessaria tale attività, e il rifiuto di ottemperare a tale richiesta, accompagnato da una reazione violenta, costituisce resistenza a pubblico ufficiale, senza che possano essere invocate scriminanti o attenuanti. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione è che il rifiuto di fornire le proprie generalità e l'opposizione violenta all'attività di identificazione svolta dalle forze dell'ordine, nell'esercizio delle loro funzioni istituzionali, integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale, non essendo configurabili circostanze che possano giustificare o scusare tale condotta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SERPICO Francesco - Presidente

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. DOGLIOTTI Massimo - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) HA. MA. SA. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 21/10/2005 CORTE APPELLO di FIRENZE;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. DOGLIOTTI MASSIMO;

udito il Procuratore Generale in persona del S. P. G. Dott. SELVAGGI E., che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Con ricorso p…

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