Cassazione penale Sez. II sentenza n. 16976 del 22 aprile 2016

ECLI:IT:CASS:2016:16976PEN

Massima

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Il pericolo concreto e attuale di reiterazione di reati della stessa specie, desumibile dalla gravità e modalità di commissione dei fatti, nonché dalla spiccata propensione a delinquere dell'indagato, può giustificare l'applicazione della misura cautelare più afflittiva della custodia in carcere, anche in assenza di precedenti penali significativi, qualora le esigenze cautelari non possano essere adeguatamente soddisfatte con misure meno gravose, come gli arresti domiciliari, la cui osservanza risulti rimessa all'adempimento spontaneo del sottoposto. In tali casi, il giudice non è tenuto a una analitica dimostrazione dell'inidoneità di ogni altra misura cautelare, essendo sufficiente che indichi, con argomenti logico-giuridici, gli elementi specifici che, nella singola fattispecie, rendono la custodia in carcere la misura più adeguata ad impedire la prosecuzione dell'attività criminosa, in conformità al principio di extrema ratio della misura più afflittiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DAVIGO Piercamill - Presidente

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - rel. Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS) il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza in data 12/01/2016 del Tribunale di Brescia in funzione di giudice del riesame;
Visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. AGOSTINACCHIO Luigi;
sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. GALLI Massimo che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con ordinanza in data 12/01/2015, a seguito di giudizio di riesame, il …

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