Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 36750 del 24 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:36750PEN

Massima

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Il soggetto autorizzato dalla Pubblica Amministrazione alla riscossione di tasse pubbliche, pur svolgendo attività meramente esecutiva e in assenza di autonomia decisionale, riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio. Pertanto, l'appropriazione indebita delle somme riscosse, anche se versate su un conto corrente personale e non direttamente all'ente pubblico, integra il reato di peculato di cui all'art. 314 c.p. e non il meno grave reato di appropriazione indebita di cui all'art. 646 c.p. La condotta appropriativa non può essere giustificata dalla necessità di sostenere spese mediche, in assenza di prova del nesso di causalità tra tali spese e l'illecito appropriazione. I Giudici di merito, nel valutare la responsabilità penale, sono tenuti a motivare in modo non apparente e immune da vizi di manifesta illogicità o contraddittorietà, senza che la Corte di Cassazione possa sostituire la propria valutazione a quella dei Giudici di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetan - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS) a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 30/03/2016 della Corte di appello di Lecce;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano;
udite le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa LOY ((omissis)), che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso;
uditi i difensori delle parti civili, Avv. (OMISSIS), per la Societa' Consortile p…

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