Cassazione penale Sez. V sentenza n. 18974 del 30 aprile 2013

ECLI:IT:CASS:2013:18974PEN

Massima

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L'articolo 62, n. 2, del codice penale, che prevede l'attenuante dello "stato d'ira determinato da un fatto ingiusto altrui", richiede che lo stato d'ira sia ancora in atto al momento della commissione del reato, non essendo sufficiente il mero perdurare di un sentimento di rancore o desiderio di vendetta maturato per un'offesa subita molto tempo prima. Pertanto, il decorso di un considerevole lasso di tempo tra l'offesa subita e la reazione violenta può assumere rilevanza al fine di escludere il nesso causale tra lo stato d'ira e il fatto reato, configurando piuttosto un sentimento differente, quale l'odio o il rancore a lungo provato. Ciò anche qualora l'azione delittuosa sia stata innescata da un episodio più recente, ma che si limiti a riattivare il pregresso stato di risentimento, senza determinare una reazione immediata e impulsiva. In tali casi, il giudice di merito può legittimamente negare l'applicabilità dell'attenuante, dando adeguata motivazione circa l'assenza del necessario nesso causale tra lo stato d'ira e il fatto reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetanino - Presidente

Dott. OLDI Paolo - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 15/12/2011 della Corte di appello di Reggio Calabria;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. OLDI Paolo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. IZZO Gioacchino, che ha concluso chiedendo declaratoria di inammissibilita' del ricorso;

udito per l'imputato l'avv. (OMISSIS), in sostituzione dell…

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