Il reato di resistenza a pubblico ufficiale si configura quando l'agente usi intenzionalmente violenza o minaccia nei confronti del pubblico ufficiale durante il compimento dell'atto d'ufficio, al fine di impedirlo. Perché possa ritenersi integrata la scriminante dell'atto arbitrario del pubblico ufficiale, è necessario che il comportamento di quest'ultimo fuoriesca del tutto dalle ordinarie modalità di esplicazione dell'azione di controllo e prevenzione demandatagli nei confronti del privato, in modo da determinare in quest'ultimo un ragionevole convincimento di trovarsi di fronte ad una situazione che, se effettiva, avrebbe costituito atto arbitrario. La conversione della pena detentiva in pena pecuniaria, disposta d'ufficio dalla Corte d'appello senza che l'imputato abbia formulato alcuna specifica e motivata richiesta in tal senso, è illegittima, in quanto il potere di applicare le sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi è circoscritto alle ipotesi tassativamente indicate dall'articolo 597, comma 5, c.p.p. Qualora la Corte d'appello annulli la conversione della pena detentiva, deve essere ripristinata anche la sospensione condizionale della pena già concessa in primo grado.