Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 28111 del 23 luglio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:28111PEN

Massima

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Il vizio parziale di mente, ai fini dell'esclusione o della diminuzione dell'imputabilità, richiede una alterazione patologica clinicamente accertabile delle facoltà intellettive e volitive, tale da compromettere significativamente la capacità di intendere e di volere. Pertanto, le semplici anomalie del carattere, i disturbi della personalità, le nevrosi e le reazioni emotive a "corto circuito", pur incidendo sulla sfera psichica dell'individuo, non integrano di per sé un'infermità mentale giuridicamente rilevante, se non si inseriscono in un quadro clinico di malattia mentale che effettivamente comprometta i processi conoscitivi, valutativi e decisionali della persona. L'accertamento della sussistenza di un vizio parziale di mente deve pertanto fondarsi su una valutazione complessiva della personalità dell'imputato, alla luce di una perizia psichiatrica che evidenzi l'esistenza di una patologia mentale clinicamente rilevante, e non può basarsi esclusivamente su anomalie del carattere o disturbi della sfera affettiva e volitiva, privi di un riscontro nosografico.

Sentenza completa

La difesa di L. G. propone ricorso avverso la sentenza resa l'8 gennaio 2001 dalla Corte d'appello di Bari, che confermò la sentenza pronunciata, all'esito del giudizio svolto con il rito abbreviato, il 10 marzo 2000 dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani con la quale L. G. fu dichiarato responsabile dei reati a lui ascritti, unificati ex art. 81 comma 2, c.p., nel più grave delitto di cessione di sostanze stupefacenti, al fine di ottenere prestazioni sessuali.
Il ricorrente deduce violazione di legge e difetto di motivazione in relazione all'art. 89 c.p., asserendo che i giudici di merito avrebbero erroneamente applicato l'evocata norma penale in tema di vizio parziale di mente ed omesso di rendere ragione, in termini adeguati e coerenti, della mancata applicazione della diminuente in parola.
Si deduce che la Corte di merito, confermando la sentenza del giudice di primo grado, avrebbe fatto acriticamente proprie le conclusio…

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