Il pubblico dipendente che attesta falsamente gli orari e i turni di lavoro, inducendo in errore l'amministrazione circa l'effettività e la regolarità dello svolgimento del servizio e percependo emolumenti non spettanti, commette il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, a prescindere dalla esiguità della durata delle singole assenze, in quanto anche la percezione di poche centinaia di euro in difetto di prestazione lavorativa costituisce un danno economicamente apprezzabile per l'amministrazione pubblica. La reiterazione di tali condotte, ancorché singolarmente di scarsa valenza criminale, è indicativa di una propensione nel delinquere e di un modus operandi ormai consolidato da parte dell'imputato, incompatibile con un giudizio di particolare tenuità dell'offesa, precludendo l'applicazione della causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p.