Cassazione penale Sez. III sentenza n. 1450 del 11 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:1450PEN

Massima

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Il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di una persona, anche straniera, integrano reato anche quando la vittima, pur essendo stata indotta a prostituirsi, abbia successivamente deciso di interrompere tale attività e chiesto aiuto, purché le sue dichiarazioni accusatorie risultino attendibili sulla base di una valutazione logica e completa delle risultanze processuali, senza che rilevi il fatto che la stessa vittima sia divenuta irreperibile dopo aver ricevuto protezione, atteso che in tal caso è legittima la lettura dibattimentale delle sue precedenti dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche in capo all'imputato può essere motivato non solo sulla base del suo comportamento processuale "negativo" (nel senso di mancata collaborazione), ma anche in considerazione della gravità dei fatti e delle plurime condotte antigiuridiche poste in essere, anche se non ancora definitivamente accertate.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI ((omissis)) - Presidente

Dott. FRANCO Amedeo - Consigliere

Dott. MULLIRI Guicla - rel. Consigliere

Dott. ROSI Elisabetta - Consigliere

Dott. GRAZIOSI Chiara - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) nato a (OMISSIS);

imputato Legge n. 75 del 1958, articolo 3.

avverso la sentenza della Corte d'Appello di Perugia del 20.9.11;

Sentita la relazione del cons. MULLIRI Guicla;

Sentito il P.M., nella persona del P.G. dott. DELEHAYE Enrico che ha chiesto il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Vicenda processuale e provvedimento impugnato - il provvedimento impugnato, della corte d'appello, ha confermato la condanna inflitta all&…

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