Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avente ad oggetto la richiesta di declaratoria di illegittima occupazione di suoli per la realizzazione di un'opera pubblica e il conseguente diritto al risarcimento dei danni, afferma i seguenti principi di diritto: 1. In caso di occupazione sine titulo di un bene privato da parte della pubblica amministrazione, non si verifica il passaggio della proprietà in capo all'ente espropriante secondo il meccanismo dell'accessione invertita, ai sensi dell'art. 938 c.c., e il diritto di proprietà resta in capo al privato inciso dall'agere dei pubblici poteri, con obbligo di restituzione del bene ablato, previa rimessa in pristino, fatta salva la possibilità per l'ente pubblico di esercitare la facoltà di acquisizione non retroattiva ai sensi dell'art. 42-bis del D.P.R. n. 327/2001. 2. Ai fini della tempestività del decreto di esproprio, in caso di procedimenti avviati prima dell'entrata in vigore del D.P.R. n. 327/2001, trovano applicazione le disposizioni della previgente L. n. 2359/1865, la quale non fissa un termine massimo per la proroga della dichiarazione di pubblica utilità, purché questa sia disposta prima della scadenza del termine originariamente previsto e per ragioni giustificative indipendenti dalla volontà del concessionario. 3. L'accordo bonario sull'indennità di esproprio, stipulato prima dell'emanazione del decreto di esproprio, diventa inefficace ove non sopraggiunga la tempestiva conclusione della procedura espropriativa attraverso il rituale provvedimento che sancisce l'esproprio, in applicazione dei principi enunciati dalla Corte Costituzionale e dalle Sezioni Unite della Cassazione. 4. In caso di occupazione illegittima di una porzione di suolo non espropriata, l'ente pubblico è tenuto a valutare l'attualità e la prevalenza dell'interesse pubblico all'acquisizione, adottando un provvedimento che preveda, in alternativa, l'acquisizione non retroattiva del bene o la restituzione al legittimo proprietario, con corresponsione di un indennizzo e di un risarcimento del danno calcolato secondo il criterio forfettario del 5% annuo sul valore venale del bene, oltre rivalutazione e interessi. 5. È esclusa la possibilità di riconoscere ulteriori voci risarcitorie, in assenza di prova da parte del ricorrente circa la sussistenza e l'entità di danni diversi dalla mera occupazione illegittima del bene.